Due modi di amare il proprio paese

by Rollo


Due modi di amare il proprio paese

Ieri ero a Londra, aeroporto di Heathrow, gate per Milano. Accanto a me due italiani che aspettavano il volo si stavano sfogando: immigrati che ci invadono, Europa che ci frega, politici che pensano solo ai loro interessi. Il classico ritornello italiano: "almeno non siamo come..." - riempite voi i puntini con il nemico di turno.

Ironia della sorte: era il 1° agosto, festa nazionale svizzera. Mentre loro celebravano 734 anni di successo sistemico, questi stavaNmo lì a lamentasi di tutto e tutti.

Mi ha fatto pensare a una cosa che mi frulla in testa da tempo. Perché quando sento parlare uno svizzero del suo paese è completamente diverso? Non è che gli svizzeri siano geneticamente superiori o abbiano bevuto qualche pozione magica. È che hanno costruito qualcosa di cui essere genuinamente orgogliosi.

E questo mi ha portato a una riflessione che vorrei condividere: esistono due tipi completamente diversi di patriottismo. E solo uno dei due funziona.

Il patriottismo che funziona: quando gli svizzeri parlano del loro paese

Vivendo parte della mia settimana in Scvizzera capisco chee la differenza è stridente. Quando uno svizzero ti parla della Svizzera, non sta cercando di convincerti che sono superiori agli altri. Ti racconta di sistemi che funzionano.

"Il treno delle 8:47? Arriva alle 8:47." Non è vanteria, è un dato di fatto. La posta funziona, la democrazia diretta funziona, il federalismo funziona. Hanno costruito qualcosa e sanno che funziona perché lo vedono ogni giorno.

Il loro orgoglio non nasce dal dire "siamo meglio di", ma dal "siamo bravi a". È patriottismo costruttivo: basato su performance reali, su sistemi che puoi toccare con mano.

Quando un giovane svizzero dice di essere orgoglioso del suo paese, sa esattamente di cosa sta parlando. Non sta recitando una parte o ripetendo slogan. Sta facendo un'osservazione empirica su qualcosa che vive quotidianamente.

The italian way: L'orgoglio per sottrazione

Ora pensiamo a come parliano gli italiani dell'Italia. Di cosa sono orgogliosi, concretamente?

Del Rinascimento? Bellissimo, ma Leonardo è morto 500 anni fa. Della pasta? Ottima, ma non è che abbiamo inventato noi l'agricoltura. Del "made in Italy"? Vero, ma in settori sempre più di nicchia mentre il mondo va da altre parti.

Quello che fanno invece è l'orgoglio per sottrazione. "Almeno non siamo tedeschi che non sanno vivere." "Almeno non siamo americani che mangiano schifezze." "Almeno non siamo come quelli che..." e qui potete inserire il gruppo di turno da odiare.

È un meccanismo psicologico molto semplice: quando non hai abbastanza motivi positivi per sentirti figo, l'alternativa è sentirti superiore a qualcun altro. Il problema è che è una droga che crea dipendenza e non risolve nulla.

Perché funziona (politicamente) ma non funziona (praticamente)

Dal punto di vista elettorale, il nazionalismo reattivo è geniale. È facilissimo da vendere:

Primo: non devi costruire niente. Basta trovare qualcuno da odiare. Secondo: gratificazione immediata. Ti senti meglio subito, senza fare nulla. Terzo: zero responsabilità. Se le cose vanno male, è sempre colpa di qualcun altro.

È il fast food della politica. Ti riempie subito ma poi ti lascia con l'amaro in bocca e problemi di salute a lungo termine.

Il risultato? Guardate dove siamo finiti. Mentre noi passiamo il tempo a discutere di chi escludere, altri paesi costruiscono il futuro. Mentre noi ci incazziamo con l'Europa, la Svizzera (che nell'UE non c'è nemmeno) fa affari con tutti e sta benissimo.

Gli americani: quando il patriottismo funziona e quando no

L'America è interessante perché puoi vedere entrambi i modelli in azione, a volte nella stessa persona.

Il patriottismo americano che funziona è quello del "American Dream". Non è retorica vuota, anzi è un sistema che ha permesso a milioni di immigrati di ricostruirsi una vita. È Silicon Valley che produce innovazioni che cambiano il mondo. È un framework costituzionale che, con tutti i suoi difetti, ha tenuto insieme un paese incredibilmente diverso per 250 anni.

Quando un americano dice "America is the land of opportunity", non sta facendo propaganda. Sta descrivendo un sistema che ha prodotto risultati misurabili per generazioni.

Ma quando l'America scivola nel nazionalismo reattivo - "Make America Great Again", "China is stealing our jobs", "Immigrants are the problem",cioè diventa patetica quanto noi. La differenza è che l'America ha ancora abbastanza cose che funzionano per tornare al patriottismo costruttivo quando vuole. Se vuole.

Il nostro problema strutturale

L'Italia ha un problema di base: abbiamo pochi sistemi contemporanei che funzionano davvero e di cui essere orgogliosi.

Le istituzioni? Tutti sanno che sono un disastro. L'efficienza? Siamo famosi per il contrario. L'innovazione? Facciamo fatica a stare al passo. La coesione sociale? Nord contro Sud, vecchi contro giovani, ricchi contro poveri.

Allora cosa ci rimane? Il patrimonio artistico, che non abbiamo creato noi, la cucina tradizionale, che però non evolve e la capacità di arrangiarci nonostante tutto, che non è esattamente un sistema di governo.

Non è colpa di nessuno in particolare. È il risultato di 150 anni di unità fatta male, istituzioni deboli e una classe dirigente che ha sempre preferito spartirsi la torta invece di farla crescere.

Ma non è tutto perduto: i nostri asset nascosti

Il bello è che l'Italia ha asset incredibili di cui nessuno parla perché sono "troppo piccoli" o "troppo settoriali".

Abbiamo distretti industriali che competono a livello mondiale. Machine tools, tessile di lusso, food processing, design automobilistico; settori dove siamo ancora tra i primi al mondo.

Il problema è che questi successi sono frammentati. Non sono "sistema Paese", sono eccellenze isolate che sopravvivono nonostante il contesto, non grazie al contesto.

Immaginatevi se invece di parlare sempre di quello che non va, iniziassimo a dire: "Siamo i migliori al mondo in X, Y, Z. Come facciamo a diventare ancora più bravi?"

Come si costruisce patriottismo vero

Ho passato 40 anni a progettare sistemi che funzionano. E vi posso dire che il patriottismo svizzero non è un caso. È il risultato di scelte precise:

Primo: istituzioni che funzionano davvero. Non sulla carta, nella realtà.
Secondo: democrazia che coinvolge i cittadini nelle decisioni che li riguardano.
Terzo: federalismo che permette autonomia locale senza caos nazionale.
Quarto: meritocrazia vera, dove chi contribuisce può avanzare indipendentemente da dove nasce.

Ma soprattutto: una mentalità orientata al futuro invece che al passato. "Come facciamo meglio" invece di "come torniamo a prima".

La trappola in cui siamo finiti

Il nazionalismo reattivo è una trappola perfetta. Una volta che inizi a definirti in opposizione a qualcuno, devi sempre trovare nuovi nemici per mantenere la tensione.

Prima erano i comunisti, poi Berlusconi, poi l'Europa, poi l'euro, poi gli immigrati. Domani sarà qualcun altro. Il meccanismo è sempre lo stesso: trovare un capro espiatorio per non affrontare i problemi veri.

E mentre noi stiamo lì a litigare su chi escludere, il mondo va avanti. Altri paesi costruiscono, innovano, migliorano. Noi restiamo fermi a guardare il passato e a incazzarci con il presente.

L'alternativa esiste (e alcuni la stanno già applicando)

La buona notizia è che l'alternativa esiste. Ho visto imprenditori, amministratori locali, organizzazioni che hanno capito come si fa.

Invece di dire "siamo i migliori", dicono "siamo bravi in questo specifico settore e vogliamo diventare ancora più bravi".

Invece di cercare nemici, cercano partner e opportunità.

Invece di piangersi addosso, costruiscono soluzioni.

Invece di parlare di quanto eravamo fighi nel Rinascimento, lavorano per creare il prossimo Rinascimento.

Una questione di scelta

Alla fine, è una questione di scelta. Possiamo continuare a sentirci meglio odiando qualcuno - ed è facile, richiede zero sforzo, dà gratificazione immediata.

Oppure possiamo fare la fatica di costruire qualcosa di cui essere genuinamente orgogliosi. È più difficile, richiede tempo, commitment, la capacità di affrontare i problemi veri invece di cercare capri espiatori.

Ma se guardate la Svizzera, vedete il risultato. Un paese piccolo, senza risorse naturali, con quattro lingue diverse, che è riuscito a diventare uno dei posti migliori al mondo dove vivere. Non per caso, per design.

Il futuro che potremmo scegliere

Immaginatevi un'Italia che invece di definirsi contro qualcuno, si definisce per qualcosa.

Un'Italia orgogliosa dei suoi distretti industriali e determinata a crearne di nuovi.

Un'Italia che combina il suo patrimonio artistico con l'innovazione tecnologica per creare industrie creative di nuova generazione.

Un'Italia che usa la sua posizione geografica non come "frontiera da difendere" ma come ponte tra Europa, Africa e Mediterraneo.

Un'Italia dove l'efficienza non è un concetto straniero ma un obiettivo nazionale.

Non è utopia. È engineering sociale. Altri l'hanno fatto. Possiamo farlo anche noi.

La domanda finale

La domanda che dobbiamo farci è semplice: vogliamo continuare a sentirci meglio attraverso l'odio temporaneo, o vogliamo costruire qualcosa di cui essere genuinamente orgogliosi?

Vogliamo un patriottismo che si basa su "almeno non siamo come", o un patriottismo che si basa su "siamo bravi a fare"?

Vogliamo essere ricordati come la generazione che ha passato il tempo a odiare gli immigrati, o come quella che ha costruito il sistema che ha fatto ripartire l'Italia?

La scelta è nostra. Il tempo anche. Le capacità pure.

Manca solo la volontà di smetterla di cercare nemici e iniziare a costruire soluzioni.

Perché alla fine, questo è quello che distingue i paesi che funzionano da quelli che non funzionano: i primi costruiscono il futuro, i secondi si lamentano del presente.

E voi, da che parte volete stare?