Il Bro Premium

by Rollo


Il Bro Premium

Marco si sveglia alle cinque per andare in palestra. Io dormo beatamente fino alle nove perché posso permettermelo. Marco beve il suo shaker proteico guardando i suoi progressi allo specchio. Io bevo il caffè mentre scorro distrattamente le notifiche, non perché devo ma perché mi diverto a vedere cosa succede nel mondo mentre dormivo. Siamo entrambi dipendenti dalla stessa droga: il progresso misurabile. La differenza è che Marco documenta la sua trasformazione fisica su Instagram, io mi do da fare per aiutare il mio BizBro a riempire il suo garage che per ora è ancora vuotino ma che sogna di trasformare in una collezione di Porsche e Aston Martin che farebbe invidia a un concessionario di auto esotiche.

L'evoluzione del supporto reciproco

Il gym bro ti fa da spotter quando stai per cedere sotto il peso della ghisa. Il BizBro ti fa da spotter quando stai per cedere sotto il peso delle decisioni. Marco ha bisogno di qualcuno che lo incoraggi a fare l'ultima ripetizione quando i muscoli bruciano. Io ho bisogno di qualcuno che mi ricordi che posso rischiare quando l'istinto mi dice di giocare in sicurezza.

Ma quando il BizBro diventa "premium", cambia la natura del supporto. Non è più solo "dai che ce la fai", diventa "dai che possiamo permettercelo". È il momento in cui le conversazioni si spostano dalla sopravvivenza alla crescita, dalla necessità alla scelta. È quando smetti di chiederti "riuscirò a pagare le bollette" e inizi a chiederti "cosa voglio costruire davvero".

Il mio BizBro e io abbiamo raggiunto quel punto strano dove le nostre sessioni di "allenamento mentale" non si fanno più in bar rumorosi bevendo caffè amaro, ma in posti dove puoi davvero concentrarti senza distrazioni, che ne so, sulla terrazza del British Film Institute. Non perché siamo diventati snob, ma perché quando le decisioni che prendi muovono numeri importanti, hai bisogno di spazi che rispettino l'importanza di quello che stai facendo.

Il paradosso della libertà economica

Marco si allena perché vuole sentirsi forte. Io lavoro perché mi diverte, punto. Non ho più bisogno di sentirmi libero perché lo sono già. Ma quando raggiungi un certo livello di libertà economica, succede una cosa strana: invece di rilassarti, trasformi il lavoro in un gioco sempre più sofisticato. È come se il successo fosse una droga che richiede sfide sempre più creative per fare effetto.

Il mio BizBro ha iniziato a parlare di yacht e mandare meme inquietanti non perché abbia sviluppato improvvisamente la passione per la navigazione, ma perché dopo aver riempito mentalmente il garage ancora vuoto di Porsche e Aston Martin, ora ha bisogno di sogni acquatici per motivarsi a continuare. Quando hai già risolto i problemi economici fondamentali e hai trasformato il lavoro in un gioco, devi inventarti sfide sempre più spettacolari per non perdere l'interesse.

È qui che nasce il discorso delle "ragazze allergiche al pontile" - quelle che non vogliono stare in basso dove sembri che stai elemosinando un passaggio, ma preferiscono fare la bella figura sul deck dove sembri un'ospite VIP di riguardo. Il mio BizBro ha sviluppato una teoria sociologica completa sulla gerarchia spaziale degli yacht e su come ogni metro di altezza dal livello del mare modifichi la percezione del tuo status sociale. È il momento in cui capisci che il successo ti porta a considerare dinamiche che sono insieme geniali e completamente folli. E tutto questo mentre il garage è ancora vuoto e aspetta la prima Porsche.

I rituali della complicità evoluta

Marco e il suo gym bro si incontrano sempre negli stessi orari negli stessi posti. Anche noi abbiamo i nostri rituali, ma sono diventati più sofisticati. Non è più la pizza del venerdì sera per fare il punto della settimana, sono le cene dove nessuno guarda il telefono e dove le conversazioni durano tre ore senza che te ne accorga.

La differenza non è nel costo della cena, è nella qualità dell'attenzione che riusciamo a dedicarci. Quando hai risolto le urgenze basilari della vita, puoi permetterti il lusso di pensare davvero. Di fare domande che non hanno risposte immediate. Di esplorare dubbi che non hanno soluzioni pratiche.

Il mio BizBro è l'unica persona con cui posso dire: "Non so se quello che stiamo facendo ha senso" senza che mi venga chiesto di elaborare un piano d'azione. A volte hai solo bisogno di qualcuno che ti confermi che è normale sentirsi spaesati anche quando dall'esterno sembra che tu abbia tutto sotto controllo.

La competizione che si autoregola

I gym bro gareggiano su chi solleva più peso, ma sanno quando fermarsi prima di farsi male. I BizBro gareggiano su chi chiude deal più grandi, ma hanno imparato a riconoscere quando il rischio diventa autodistruttivo. È una forma di competizione matura, dove l'obiettivo non è distruggere l'altro ma spingere entrambi verso versioni migliori di voi stessi.

Quando il mio BizBro mi racconta di un successo, non sento invidia. Sento quella particolare forma di orgoglio che provi quando vedi un amico raggiungere un traguardo che sapevi fosse nelle sue capacità. È la prova che anche i tuoi obiettivi apparentemente impossibili sono in realtà raggiungibili, se sei disposto a lavorarci abbastanza.

Ma c'è anche il rovescio della medaglia: quando uno di noi due attraversa un momento difficile, l'altro sa esattamente cosa significa. Non serve spiegare la frustrazione di vedere un progetto in cui hai investito mesi andare in fumo per fattori esterni. Non serve giustificare perché sei disposto a rischiare tutto su una nuova idea quando quella vecchia stava finalmente funzionando.

Il linguaggio segreto del progresso

Marco e il suo gym bro parlano di "bulk" e "cut", di personal record e plateau. Io e il mio BizBro abbiamo sviluppato il nostro gergo: parliamo di "scaling" e "pivoting", di exit strategy e market fit. Sono linguaggi che creano appartenenza e escludono chi non fa parte del club.

Ma dietro le parole tecniche c'è sempre la stessa ossessione: come si fa a crescere continuamente senza perdere l'equilibrio? Come si fa a spingere sempre oltre senza cadere nel vuoto? Sono domande che non hanno risposte definitive, ma che diventano più interessanti quando le esplori con qualcuno che sta facendo lo stesso percorso.

Il "premium" della nostra bizmance non sta nel budget che abbiamo a disposizione, sta nella qualità delle domande che riusciamo a farci. Quando non devi più preoccuparti di sopravvivere, puoi iniziare a preoccuparti di vivere davvero. E quello è un problema molto più interessante da risolvere insieme.

La solitudine del successo relativo

Il paradosso è che più cresci professionalmente, più diventa difficile trovare persone che capiscano davvero le tue preoccupazioni. I tuoi problemi suonano come lamentele di privilegiato alle orecchie di chi sta ancora lottando per emergere. Ma sono comunque problemi reali, che generano stress reale e richiedono soluzioni reali.

Il mio BizBro è una delle poche persone con cui posso dire: "Ho paura di aver perso la capacità di accontentarmi" senza sembrare un ingrato. È l'unica persona che capisce che a volte il successo può diventare una prigione dorata, dove ti senti obbligato a continuare a crescere anche quando non sei più sicuro del perché.

Abbiamo entrambi imparato che l'antidoto alla solitudine del successo non è l'umiltà forzata o il senso di colpa per quello che abbiamo raggiunto. È trovare qualcuno che stia attraversando le stesse contraddizioni e che sia disposto a esplorarle insieme senza giudizio.

L'arte di restare umani

Alla fine, quello che rende "premium" una bizmance non sono gli accessori che vi circondano, ma la profondità delle conversazioni che riuscite a sostenere. È la capacità di mantenere un rapporto autentico in un mondo che ti spinge costantemente a recitare un ruolo.

Il mio BizBro è il mio sistema di controllo della realtà. È quello che mi ricorda che dietro tutti i numeri, i grafici e le strategie, ci sono sempre persone che stanno cercando di capire come funziona il mondo. E che il vero privilegio non è potersi permettere cose costose, è potersi permettere il tempo per pensare davvero. Ma soprattutto, è avere qualcuno con cui condividi tutto questo e che, al di là di yacht e Porsche, ti vuole bene come un fratello.

Forse questo è il motivo per cui continuiamo a parlare di yacht e ragazze allergiche ai pontili: non perché ci crediamo davvero, ma perché ci serve una scusa per ridere delle nostre ossessioni senza doverle giustificare. Perché a volte l'unico modo per rimanere sani di mente nel mondo del business è prendersi in giro con qualcuno che ti conosce abbastanza bene da sapere quando stai scherzando e quando sei serio. Anche quando non lo sai nemmeno tu. E che, indipendentemente dal fatto che il garage si riempia di Porsche o rimanga vuoto, ti vuole bene per quello che sei, non per quello che possiedi.