Il semaforo rosso e il costo zero della mente

Stamattina, camminando verso l'ufficio qui a Londra, mi sono ritrovato a osservare una scena che si ripete ogni giorno: un pedone attraversa col rosso. Niente di straordinario, se non fosse che nel giro di due secondi altri dieci lo seguono senza nemmeno guardare il semaforo. Stesso copione alla metro: tre scale mobili disponibili, ma tutti si ammassano su quella dove è sceso il primo passeggero. Le altre due restano semivuote.
Non è stupidità . È qualcosa di molto più interessante.
Il cervello che risparmia energia
Ogni decisione che prendiamo costa. Non in senso metaforico, costa letteralmente energia cognitiva. Il tuo cervello consuma circa il 20% dell'energia totale del corpo pur rappresentando solo il 2% del peso corporeo. È una macchina costosa da mandare avanti, e si è evoluta per ottimizzare i consumi.
Quando ti trovi davanti a un semaforo rosso con una strada apparentemente libera, il tuo cervello dovrebbe fare una serie di calcoli: velocità delle auto, distanza, tempi di reazione, probabilità di incidente. Faticoso. Ma se qualcuno ha già attraversato e non è stato investito, quella persona ha appena risolto il problema decisionale per te. Gratis.
Seguire costa zero energia cognitiva. Decidere autonomamente costa molto.
Ecco perché il primo che si muove innesca una cascata immediata. Non è che gli altri dieci abbiano verificato se fosse sicuro, hanno semplicemente accettato il segnale "è sicuro" che il primo ha trasmesso col suo comportamento. È un'informazione che si propaga senza che nessuno la valuti indipendentemente.
La savana è ancora con noi
C'è una ragione evolutiva precisa per questo meccanismo. Nella savana africana dove ci siamo evoluti, se un membro del gruppo improvvisamente iniziava a correre, avevi due opzioni: fermarti a valutare razionalmente se ci fosse davvero un pericolo, o correre anche tu e fare domande dopo.
Chi sceglieva l'opzione uno, ogni tanto aveva ragione, falso allarme, nessun pericolo. Ma quella volta che si sbagliava, veniva mangiato. Chi sceglieva l'opzione due, magari correva inutilmente qualche volta in più, ma era ancora vivo per raccontarlo.
Abbiamo ereditato la strategia dei sopravvissuti: quando c'è incertezza e vedi altri agire, segui prima di capire. È un riflesso più antico della corteccia prefrontale, più veloce del pensiero razionale.
Il problema è che questo riflesso funzionava benissimo quando i pericoli erano reali e immediati. Funziona molto peggio quando il "pericolo" è un semaforo rosso sulla Strand, o quando il comportamento che stai imitando non è necessariamente ottimale.
Quando tutti vanno a sinistra
La dinamica diventa ancora più affascinante quando consideri che non serve nemmeno una valutazione genuina da parte del primo attore. Lui stesso potrebbe star seguendo un'euristica approssimativa, ma il suo movimento comunica agli altri "ho valutato e va bene", anche se non è vero.
Questo crea le cosiddette cascate informative di cui ho parlato anche ieri: il primo attraversa perché ha fretta, il secondo perché ha visto il primo, il terzo perché ha visto i primi due (e quindi pensa "se in due hanno valutato..."), e così via. Nessuno ha davvero valutato, ma dopo il quinto attraversamento, il semaforo rosso sembra una raccomandazione più che un divieto.
Lo stesso meccanismo spiega perché tutti salgono sulla stessa scala mobile. Il primo che scende dal treno prende quella più vicina. I successivi vedono qualcuno già su quella scala e pensano inconsciamente "evidentemente è quella giusta". Non è che sia più giusta, è semplicemente quella dove qualcuno è arrivato per primo.
La cosa curiosa è che questo comportamento persiste anche quando è palesemente inefficiente. Vedi la coda formarsi, vedi le altre due scale vuote, ma il costo cognitivo di "essere quello diverso che va controcorrente" è superiore al fastidio di aspettare. Anche se razionalmente sai che sarebbe più veloce prendere quella vuota.
Lo stesso gioco, contesti diversi
Questo schema si ripete identico attraverso contesti che sembrano non avere nulla in comune.
Le corse agli sportelli bancari funzionano esattamente così. Settembre 2007, Northern Rock: la notizia che la banca aveva chiesto aiuto alla Bank of England innesca il panico. I primi clienti iniziano a prelevare, non perché la banca sia davvero in crisi, ma perché "meglio prevenire". Altri vedono le code fuori dalle filiali e pensano "loro sanno qualcosa che io non so". Nel giro di tre giorni, i clienti prelevano un miliardo di sterline. La banca, che era perfettamente solvibile, collassa proprio a causa della corsa agli sportelli che doveva prevenire il collasso. Il comportamento collettivo ha creato esattamente la crisi che tutti temevano, trasformando una precauzione razionale individuale in un disastro sistemico.
L'adozione di nuove tecnologie segue lo stesso copione. Nessuno vuole essere il primo a comprare un prodotto nuovo, troppo rischioso, non sai se funzionerà , se sarà supportato, se diventerà standard. Ma appena vedi un numero sufficiente di persone che l'hanno già adottato, improvvisamente il rischio percepito crolla. Non è che il prodotto sia migliorato, è che il comportamento altrui ha risolto il tuo problema decisionale.
I movimenti di mercato mostrano la stessa dinamica in forma pura. Quando un'azione inizia a scendere, il primo venditore potrebbe avere informazioni reali. Ma i successivi vendono perché vedono altri vendere, e interpretano quel comportamento come segnale di "qualcosa non va". Nel giro di minuti puoi avere un crollo guidato non da fondamentali economici, ma da una cascata di imitazione.
Il prezzo dell'autonomia cognitiva
La parte più interessante di tutto questo è quanto poco ci voglia per innescare il meccanismo. Non serve un leader carismatico, non serve autorità riconosciuta, non serve nemmeno un comportamento particolarmente convincente. Basta una persona che si muove per prima.
E la resistenza a questo riflesso è sorprendentemente costosa. Quando tutti attraversano col rosso e tu resti fermo, non stai solo prendendo una decisione diversa, stai attivamente combattendo un impulso evolutivo di milioni di anni che ti urla "segui il gruppo". Stai spendendo energia cognitiva per valutare autonomamente una situazione che il gruppo ha già "risolto".
Questo spiega perché è così difficile andare controcorrente, anche su questioni banali. Non è ostinazione o mancanza di personalità , è che il tuo cervello sa istintivamente che l'autonomia cognitiva è costosa, e la riserva solo per quando ne vale davvero la pena.
Il semaforo rosso? Il cervello decide che non ne vale la pena. Meglio risparmiare energia per decisioni più importanti.
Quello che resta nella mente
La prossima volta che ti ritrovi a seguire automaticamente il flusso, alla cassa del supermercato, nella scelta di un ristorante, in una discussione di gruppo, chiediti: sto seguendo perché ho valutato, o perché qualcun altro ha già "risolto" il problema per me?
Non c'è una risposta giusta o sbagliata. A volte seguire è la scelta più efficiente, perché sprecare energia quando il gruppo ha già processato l'informazione? Ma vale la pena sapere quando lo stai facendo, e quando invece quello che stai seguendo non è saggezza collettiva, ma semplicemente il primo che si è mosso.
Il semaforo londinese di stamattina tra la Strand e Arundel Street continuerà a vedere gente attraversare col rosso. Ma almeno ora sai perché lo fanno e perché probabilmente lo farai anche tu.
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