Il teatro dell'Onu e la mappa segreta del potere globale

by Rollo


Il teatro dell'Onu e la mappa segreta del potere globale

Oggi inizia l'80esima Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York. Duecento leader mondiali si riuniranno per quello che i media descriveranno come "un cruciale momento di dialogo per la pace mondiale". Ma se volete capire davvero cosa sta succedendo nel mondo, dovete guardare oltre le belle parole e i sorrisi di circostanza.

Quello che vedremo non è un consesso per la pace, ma la rappresentazione in diretta di come il potere globale si sta ridistribuendo. E per decifrarlo, dobbiamo smettere di guardare con gli occhi di chi spera e iniziare a osservare con quelli di chi capisce come funzionano davvero i sistemi complessi.

L'Onu è un fossile del 1945

Partiamo da una verità scomoda: l'Organizzazione delle Nazioni Unite è un'architettura progettata per un mondo che non esiste più. È stata creata nel 1945, quando cinque potenze vincitrici della Seconda Guerra Mondiale decisero le regole del gioco. Il problema? Quel mondo è finito almeno trent'anni fa.

Oggi abbiamo un pianeta dove il potere reale non sta solo nei governi, ma anche in aziende tecnologiche che controllano l'informazione, in reti criminali che muovono più denaro di molti stati, in organizzazioni terroristiche che occupano territori, in fondi di investimento che possono mettere in ginocchio economie nazionali. Ma l'Onu continua a funzionare come se esistessero solo gli stati-nazione del 1945.

Il risultato? Un'organizzazione che può solo paralizzarsi quando i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza sono in conflitto tra loro. E oggi Russia, Cina e Stati Uniti sono in guerra sistemica su tutto: tecnologia, energia, influenza, valori. Come può funzionare un sistema di governance globale quando i suoi architetti principali sono nemici strategici?

I tre livelli del grande spettacolo

Per capire cosa succederà questa settimana, dobbiamo guardare l'Assemblea Generale su tre livelli diversi, come un edificio a più piani dove ogni piano racconta una storia diversa.

Primo piano: il teatro della diplomazia

Sul palco dell'Assemblea vedremo la performance politica. I leader saliranno al podio e faranno discorsi che sembreranno rivolti a tutti, ma in realtà sono messaggi mirati a pubblici specifici: i propri cittadini, i propri alleati, i paesi indecisi che potrebbero cambiare campo.

Preparatevi alla "guerra delle narrative". Gli Stati Uniti e i loro alleati parleranno di "ordine basato sulle regole", di rispetto della sovranità territoriale, di democrazia contro autocrazia. Useranno l'Ucraina come simbolo di questa battaglia. Dall'altra parte, Cina e Russia denunceranno l'ipocrisia occidentale, i doppi standard, e promuoveranno un "multilateralismo" alternativo che in realtà significa: ogni grande potenza dovrebbe avere la sua zona di influenza esclusiva.

Ma non illudetevi che questi discorsi servano a convincere qualcuno. Servono a consolidare le proprie fazioni e a marcare il territorio. È come quando due gang rivali si sfidano a parole prima di passare ai fatti.

Secondo piano: i veri affari nei corridoi

Il valore reale dell'Assemblea Generale non è nell'aula, ma nei corridoi, nelle suite degli hotel, negli incontri "informali" che non finiranno mai nei comunicati ufficiali. Quando hai duecento leader mondiali nello stesso posto per una settimana, puoi fare in pochi giorni negoziazioni che normalmente richiederebbero mesi.

E qui succede una cosa interessante: mentre sul palco si parla di pace e democrazia, nelle stanze private si negoziano affari molto concreti. Contratti per gas e petrolio, accordi per il grano, vendite di armi, investimenti in infrastrutture, accesso ai minerali rari necessari per le tecnologie del futuro.

I paesi del cosiddetto "Sud Globale" – India, Brasile, Indonesia, Nigeria, Sudafrica – non sono spettatori passivi. Stanno giocando una partita molto intelligente: usano la competizione tra Stati Uniti e Cina per ottenere il massimo da entrambi. Oggi possono dire agli americani "se non ci date quello che vogliamo, andiamo dai cinesi", e ai cinesi "se non migliorate l'offerta, torniamo dagli americani".

Questa è la vera mappa del potere che emerge dall'Assemblea: non più due blocchi contrapposti, ma una rete fluida di accordi pragmatici dove l'ideologia conta molto meno degli interessi concreti.

Terzo piano: il crollo dell'ordine globale

Ma c'è un livello ancora più profondo, quello che dovrebbe interessare chiunque voglia capire dove stiamo andando. L'impotenza dell'Onu non è un problema temporaneo, è il sintomo di un sistema che sta collassando.

Il mondo si sta frammentando in blocchi. Non più un ordine globale universale, ma tanti sistemi regionali o tematici che cooperano poco tra loro. Abbiamo il G7 per l'Occidente, i Brics+ per chi vuole alternative all'egemonia americana, l'Asean per l'Asia, l'Unione Africana per l'Africa, e così via.

Ogni blocco sta sviluppando i propri standard tecnologici, i propri sistemi di pagamento, le proprie regole commerciali. È come se il mondo stesse tornando al Medioevo, ma invece di feudi locali abbiamo imperi tecnologici globali.

Questo non significa necessariamente più guerre. Può significare un mondo dove la cooperazione avviene all'interno dei blocchi e in modo molto transazionale tra blocchi diversi. Meno ideologia, più pragmatismo. Meno universalismo, più regionalismo.

Come leggere i segnali nascosti

Se volete davvero capire cosa sta succedendo questa settimana, ecco su cosa concentrarvi:

Ignorate completamente la retorica ufficiale. I discorsi dall'alto podio sono propaganda per i rispettivi pubblici, non proposte serie di negoziazione.

Seguite gli incontri bilaterali. Chi incontra chi, per quanto tempo, con quali risultati concreti. La vera diplomazia avviene in questi faccia a faccia, non nell'aula dell'Assemblea.

Guardare le astensioni, non i voti. Quando ci saranno risoluzioni simboliche su Ucraina, Gaza, Taiwan, i voti interessanti non saranno i "sì" e i "no", ma le astensioni. Quelli sono i paesi che stanno mantenendo aperte le proprie opzioni, rifiutandosi di farsi intrappolare in un campo o nell'altro.

Seguite i soldi. Gli accordi economici annunciati a margine dell'Assemblea vi diranno più sulla direzione del mondo di mille discorsi sui diritti umani.

Un mondo senza centro

Quello che sta emergendo è un pianeta senza un centro di gravità unico. Non è più il mondo unipolare dominato dagli Stati Uniti degli anni Novanta, ma non è nemmeno un nuovo bipolarismo USA-Cina. È qualcosa di più complicato: un sistema multipolare caotico dove ogni paese può essere contemporaneamente partner economico della Cina, alleato militare degli Stati Uniti e cliente per le materie prime della Russia.

L'Assemblea Generale dell'Onu ci mostrerà tutto questo in azione: un'architettura del potere che non è più un muro che divide il mondo in due, ma una rete complessa di relazioni che cambiano a seconda del tema, dell'interesse, del momento.

Per chi sa leggere i segnali, sarà una settimana molto istruttiva. Per chi si aspetta grandi annunci di pace e riconciliazione, sarà probabilmente una delusione. Ma la realtà, anche quando è scomoda, è sempre più interessante delle belle favole.

Il potere globale si sta ridistribuendo sotto i nostri occhi. L'Assemblea dell'Onu è solo il termometro che ce lo conferma.