Il TikTok dilemma

All'inizio c'erano i balletti, le sfide virali e i video amatoriali. Ma poi, quasi senza accorgersene, TikTok è andato oltre, trasformandosi in qualcosa di più grande: un caso geopolitico, il palcoscenico per la più grande partita a scacchi tra le due potenze mondiali: USA e Cina.
Il potenziale accordo per scorporare la divisione statunitense di TikTok è molto più che una semplice transazione aziendale. Non si tratta solo di un'app, ma del palcoscenico per la più grande partita a scacchi geopolitica degli ultimi anni. È la prova che, anche in un'era di crescente tensione tra Stati Uniti e Cina, il compromesso è ancora possibile. Eppure, come ogni fragile accordo, è pieno di insidie e incertezze.
L’accordo quadro, che è stato raggiunto, prevede la creazione di una nuova entità, controllata da un consorzio di investitori statunitensi che include giganti come Oracle, Andreessen Horowitz e la società di private equity Silver Lake. La società madre di TikTok, ByteDance, manterrebbe una quota di minoranza, ma il controllo operativo e la gestione dei dati passerebbero in mani americane. A prima vista, sembrerebbe una vittoria per tutti. Ma il finale è tutt’altro che scontato. L’intera operazione si basa su un sottile equilibrio tra sicurezza nazionale e interessi economici. Gli Stati Uniti vogliono garantire che i dati dei loro cittadini non finiscano in mani cinesi, mentre la Cina vuole proteggere il suo asset più prezioso: l'algoritmo di TikTok e la sua capacità di competere a livello globale.
Un fragile equilibrio di potere
Per comprendere appieno le complessità di questo accordo, dobbiamo analizzare il gioco di potere da entrambe le prospettive. Per gli Stati Uniti, l’amministrazione Trump ha sempre mostrato una posizione intransigente nei confronti della Cina. La minaccia di un bando totale era uno strumento di pressione potente, utilizzato per ottenere concessioni da Pechino. Le loro preoccupazioni non erano campate in aria, la paura che il governo cinese potesse usare TikTok per spiare i milioni di utenti americani è reale, così come la preoccupazione che l'algoritmo possa essere uno strumento di propaganda per influenzare l'opinione pubblica. Questo accordo, se finalizzato, permetterebbe a Washington di dimostrare di aver protetto gli interessi nazionali senza scatenare una crisi diplomatica ancora più grave.
Dall'altra parte, per la Cina, l’accordo su TikTok è una sfida alla sua sovranità tecnologica e un potenziale precedente pericoloso per le sue altre aziende globali. Tuttavia, anche loro hanno le loro ragioni per arrivare a un compromesso. Il mercato statunitense è uno dei più redditizi per TikTok, e un bando avrebbe significato la perdita di milioni di utenti e miliardi di dollari di entrate. Mantenere una quota, anche se di minoranza, nell'entità americana, è molto meglio di niente. Inoltre, un accordo può contribuire a stabilizzare le relazioni e a prevenire ulteriori conflitti, che potrebbero colpire altre aziende cinesi.
Cosa potrebbe andare storto
La negoziazione, per quanto avanzata, non è ancora conclusa e ci sono diversi fattori che potrebbero far saltare l’accordo. Il punto più spinoso è il “cervello” di TikTok, ovvero il suo algoritmo. Se la Cina dovesse rifiutarsi di concedere il pieno controllo, l’intero accordo potrebbe crollare. La Cina potrebbe insistere per una condivisione o una licenza che le permetta di mantenere un certo grado di influenza, un compromesso che gli Stati Uniti potrebbero non accettare.
Inoltre, la diplomazia tra i due leader è fragile e imprevedibile. Una singola frase in una telefonata cruciale tra Donald Trump e Xi Jinping potrebbe far saltare mesi di negoziati. Anche se l’accordo dovesse essere approvato, potrebbe affrontare l’opposizione del Congresso, che potrebbe ritenerlo troppo debole, e persino ricorsi legali in entrambi i Paesi, che potrebbero bloccarne l’implementazione per anni.
Implicazioni future
Se l'accordo dovesse andare in porto, creerebbe un precedente cruciale per il futuro delle relazioni tecnologiche e geopolitiche. Dimostrerebbe che, anche in un mondo sempre più diviso, c'è ancora spazio per la negoziazione. Le superpotenze possono competere senza arrivare a un disaccoppiamento totale. Tuttavia, l'accordo non è la fine della guerra tecnologica, ma solo una battaglia vinta (o persa). La lotta per la leadership tecnologica globale è appena iniziata e l'esito di questo accordo determinerà le regole del gioco per le prossime generazioni.