La solitudine della libertÃ

Sto guardando il calendario. Una vita libera davanti a me. Zero riunioni, zero scadenze, zero obblighi sociali programmati. La maggior parte delle persone ucciderebbe per avere questa libertà . Io invece sto qui a fissare queste caselle vuote come se fossero una condanna. Perché quando hai tutto il tempo del mondo e tutte le risorse per fare qualsiasi cosa, ti accorgi di una verità spietata: non trovi mai nessuno disposto a condividere le tue "pazzie".
Il paradosso della disponibilitÃ
Trent'anni fa, quando lavoravo come un matto e avevo due weekend liberi all'anno, i miei amici erano sempre pronti per avventure improvvisate. Ora che posso permettermi di sparire per una settimana o un mese a Reykjavik o di attraversare l'Europa in macchina seguendo un itinerario assurdo, le risposte sono sempre le stesse variazioni sul tema: "Eh, magari... ma sai com'è, il lavoro", "Oddio, quanto costa?", "Una settimana intera? E chi me la dà ?"
Il risultato è che o parti da solo, con tutto il fascino dell'incertezza ma anche il rischio concreto di trovarti in situazioni dove un po' di supporto morale non guasterebbe, oppure ti accontenti di quei giretti in macchina che ti danno l'illusione di movimento ma sostanzialmente ti riportano sempre allo stesso punto di partenza. E va bene, a me guidare piace, ma dopo il quindicesimo giro delle colline toscane inizi a sentirti come un criceto nella ruota.
L'esperimento londinese
Ho un appartamento a Londra che potrebbe ospitare comodamente quattro persone. Centralissimo, metro a due passi. Sembrava l'occasione perfetta per trasformare la mia base logistica in un punto di ritrovo per chiunque volesse esplorare una delle città più interessanti d'Europa. Risultato? In due anni, nessuno è mai venuto a trovarmi.
Le scuse sono sempre creative: il viaggio costa troppo (ma vai a Ibiza ogni estate), non posso stare via così tanto (ma trovi il tempo per Netflix sei ore al giorno), non so l'inglese (Google Translate esiste dal 2006). A un certo punto ho iniziato a sospettare che il problema fossi io. Forse la mia compagnia non è così irresistibile come pensavo. O forse attraggo sempre le persone sbagliate.
La teoria dell'attrazione selettiva
Ed eccoci al punto più inquietante della questione. Socializzare per me non è mai stato un problema. Anzi, sembro avere una specie di magnetismo naturale che funziona sempre. Il problema è che attrae sistematicamente persone che non vorrei attrarre. È come avere un superpotere malfunzionante: posso conquistare l'attenzione di chiunque, ma solo di quelli che preferirei evitare.
Le persone interessanti, quelle con cui vorresti davvero condividere un'avventura, sembrano impermeabili al mio fascino. Mentre quelle che si attaccano come patelle sono invariabilmente quelle che consideri incompatibili con qualsiasi progetto più ambizioso di una pizza del sabato sera.
Il prezzo della flessibilitÃ
Forse è questo il vero costo di aver costruito una vita che ti permette di essere flessibile. Quando puoi permetterti di cambiare programmi all'ultimo minuto, di seguire un'idea assurda fino in fondo, di investire tempo ed energia in progetti che non hanno senso economico immediato, ti ritrovi a vivere in una dimensione temporale diversa da quella della maggior parte delle persone.
Gli altri vivono dentro strutture rigide: ferie programmate con sei mesi di anticipo, weekend che servono per recuperare dalla settimana, budget calcolati al centesimo. Tu invece galleggi in questa bolla di possibilità infinite che diventa progressivamente più solitaria.
La soluzione che non è una soluzione
Potrei adattarmi. Programmare tutto con mesi di anticipo, limitare le mie aspettative, accontentarmi di micro-avventure compatibili con gli orari dell'ufficio medio. Ma sarebbe come comprare una Ferrari per fare la spesa al supermercato sotto casa.
Oppure potrei accettare che la libertà vera ha questo prezzo: la solitudine delle scelte non convenzionali. E magari smettere di vedere questa solitudine come un problema da risolvere e iniziare a considerarla come il costo necessario per vivere esattamente come voglio.
In fondo, preferisco essere solo con le mie pazzie che accompagnato nelle routine di qualcun altro. Anche se ogni tanto, mentre guardo quel calendario vuoto, mi viene da pensare che un po' di compagnia per attraversare l'Europa non guasterebbe davvero.
Ma probabilmente è meglio così. Almeno quando viaggio da solo non devo spiegare a nessuno perché ho deciso di fermarmi tre ore in un museo di storia locale di una cittadina di cui nessuno sa nemmeno pronunciare il nome.