La stabilità nell'instabilità

È domenica sera e la valigia già pronta nell'angolo della camera sembra guardarmi con complicità. Domani mattina presto sarò già in movimento, tra aeroporti e città che cambiano come scenografie di un teatro perpetuo. Eppure, mentre controllo i documenti e mentalmente ripasso gli appuntamenti della settimana, sento quella strana sensazione di essere esattamente dove devo essere.
Non è ironico il fatto di trovare la propria stabilità nell'instabilità? Mentre molti cercano la sicurezza nelle routine consolidate, io l'ho scoperta nel movimento costante, nei ritmi che cambiano, nelle geografie che si alternano. Londra, Lugano, poi di nuovo a casa per ricominciare il ciclo. Non è fuga dalla realtà, è la mia realtà.
Il paradosso della tripla vita
Ogni città che abito mi restituisce una versione diversa di me stesso. A Londra sono più diretto, pragmatico, veloce nel prendere decisioni. A Lugano mi ritrovo più riflessivo, attento ai dettagli, probabilmente influenzato dal ritmo più misurato che caratterizza quei luoghi. Al lago, in Italia invece, riesco a sintetizzare tutto questo in una versione più completa di chi sono davvero.
Non è schizofrenia esistenziale, è adattamento consapevole. Ogni ambiente porta con sé opportunità diverse, richiede competenze specifiche, stimola parti di me che altrimenti rimarrebbero sopite. La mia identità non si frantuma, si arricchisce.
Quando il caos diventa ordine
Gli altri spesso mi guardano con una misto di ammirazione e compassione. "Come fai a vivere sempre con la valigia in mano?" mi chiedono. La verità è che ho semplicemente riscritto le regole del gioco. La mia stabilità non risiede in un luogo fisico, ma nella capacità di adattarmi mantenendo la mia essenza intatta.
Questa vita frammentata geograficamente ma coerente emotivamente mi ha insegnato che la vera sicurezza non viene dall'esterno. Viene dalla fiducia nelle proprie capacità di navigare l'incertezza, dalla consapevolezza che ogni cambiamento porta con sé nuove possibilità di crescita.
La scelta di essere
In fondo, ognuno di noi costruisce la propria normalità. Quello che per altri potrebbe sembrare caotico, per me è diventato naturale. Non sto scappando dalla routine, ho semplicemente creato una routine diversa, più dinamica, più stimolante.
Mentre mi preparo ad addormentarmi, so che domani mattina mi sveglierò con quell'energia particolare che precede i viaggi. Non è ansia, è anticipazione. Non è stress, è eccitazione per quello che verrà. Ho imparato che la vita si può vivere in molti modi diversi, e ho scelto il mio.
Buonanotte a chi, come me, ha trovato la propria pace nel movimento. E buonanotte anche a chi l'ha trovata nella stabilità tradizionale. In fondo, ciò che conta davvero è essere fedeli a se stessi, qualunque forma questa fedeltà decida di prendere.