Lo shutdown americano

by Rollo


Lo shutdown americano

Il governo americano si è di nuovo fermato. I media parlano di "caos", "paralisi", "fallimento politico". Sbagliano tutti e tre i termini.

Non è caos ma è uno schema ricorrente e prevedibile. Non è paralisi ma è una scelta strategica deliberata. Non è un fallimento  ma è il sistema che funziona esattamente come progettato, solo che nessuno ha il coraggio di dirlo ad alta voce.

Lo shutdown americano non è un bug. È un feature che si è trasformato in arma. E questo sì, è un problema.

L'architettura dello shutdown: cos'è veramente?

Applicando la Scuola Costituzionale del Design Sociale, il sistema americano si fonda su un principio cardine: la separazione e il bilanciamento dei poteri (checks and balances). Il Congresso (potere legislativo) controlla i cordoni della borsa. Il Presidente (potere esecutivo) può solo spendere i soldi che il Congresso autorizza.

Lo shutdown è la conseguenza diretta di questo progetto. Si verifica quando il Congresso non riesce ad approvare entro la scadenza del 30 settembre le leggi di spesa (appropriation bills) per finanziare il governo nell'anno fiscale successivo. Senza questa autorizzazione, la legge (l'Antideficiency Act) vieta all'esecutivo di spendere denaro. Il risultato è la sospensione di tutte le attività governative ritenute "non essenziali".

Cosa si ferma, in pratica?

I servizi al cittadino subiscono il colpo più visibile: parchi nazionali e musei chiudono, il rilascio di passaporti e visti rallenta drammaticamente, molte ispezioni federali vengono sospese. Centinaia di migliaia di dipendenti pubblici vengono messi in congedo forzato non retribuito (furlough). Anche chi lavora nei servizi essenziali, come i controllori di volo o gli agenti di frontiera, continua a lavorare ma senza ricevere stipendio fino alla fine del blocco. Le agenzie statistiche smettono di pubblicare dati economici cruciali, come quelli sull'inflazione o sull'occupazione, creando un "buco nero" informativo per i mercati e gli analisti.

Cosa non si ferma?

Le funzioni essenziali per la sicurezza nazionale e la pubblica incolumità continuano a operare: forze armate, polizia federale (FBI), servizi segreti, controllo del traffico aereo e pagamenti di prestazioni sociali come le pensioni.

Lo shutdown non è dunque un "default" sul debito, come a volte si confonde. È una crisi di liquidità operativa, una serrata auto-imposta dettata da un disaccordo politico irrisolvibile.

La rilevanza politica: da strumento a tattica di combattimento

Qui entriamo nel campo della Teoria dei Giochi. In un sistema politico sempre più polarizzato, lo shutdown si è trasformato da evento eccezionale e indesiderato a strumento di leva negoziale. È un gioco del "pollo" (game of chicken), dove due auto corrono l'una contro l'altra e il primo che sterza perde.

Perché è politicamente rilevante?

Ogni shutdown diventa innanzitutto un test di leadership e potere per il Presidente e per i leader del Congresso. Chi riuscirà a far ricadere la colpa sull'avversario? Chi verrà percepito come più irragionevole dall'opinione pubblica? L'esito di questa battaglia mediatica determina vincitori e vinti.

In un Congresso diviso, anche una fazione minoritaria ma coesa, come l'ala più radicale di un partito, può usare la minaccia dello shutdown per ottenere concessioni sproporzionate rispetto al suo peso numerico. Basta bloccare l'approvazione del bilancio per tenere in ostaggio l'intero governo. Diventa un'arma delle minoranze strutturalmente più potente del voto maggioritario.

Per molti politici, votare contro un compromesso di bilancio e causare uno shutdown è un modo per dimostrare "purezza" ideologica ai propri elettori. È una forma di performance politica dove l'intransigenza viene premiata più della capacità di governo, trasformando lo shutdown in teatro politico per la base elettorale.

Ma c'è un twist che quasi nessuno coglie: nei giochi ripetuti, il "pollo" smette di funzionare come deterrente. Quando sai che tra sei mesi giocherai di nuovo la stessa partita, l'incentivo cambia. Non è più "chi sterza perde", diventa "chi costruisce la reputazione di non sterzare mai vince tutte le partite future".

Ecco perché la minoranza radicale ha più potere della maggioranza moderata. Non perché abbia più voti, ma perché ha costruito una credibilità di follia e in game theory, sembrare leggermente folli è un vantaggio tattico enorme.

Nello shutdown attuale, il campo di battaglia è la spesa sanitaria e i tagli fiscali. I Democratici usano il loro potere di blocco al Senato per difendere i sussidi dell'Affordable Care Act; i Repubblicani, spinti dalla loro base, esigono disciplina fiscale. Nessuno dei due vuole "sterzare" per primo, scommettendo che il disagio crescente dei cittadini costringerà l'altro a cedere.

Il pattern che nessuno vuole vedere

C'è un dato che dovrebbe terrorizzare chiunque pensi strategicamente: la durata media degli shutdown sta aumentando, e la frequenza pure. Non è fluttuazione casuale è deterioramento sistemico.

Negli anni '70 e '80, gli shutdown duravano ore o al massimo un paio di giorni. Erano fastidi tecnici. Dal 2013 in poi? Settimane. E ogni ciclo abbassa la soglia di tolleranza per quello successivo.

È la classica dinamica di antifragilità al contrario: ogni shutdown non rafforza il sistema, lo indebolisce. Crea precedenti sempre più estremi. Normalizza l'anormale.

Tra dieci anni, quando guarderemo indietro, questo non sarà ricordato come "quella volta che il governo si è fermato". Sarà riconosciuto come il periodo in cui l'architettura costituzionale americana ha smesso di auto-equilibrarsi ed è entrata in una spirale di escalation istituzionale.

Prospettive fuori dagli USA: cosa dobbiamo aspettarci?

Un osservatore esterno potrebbe liquidare lo shutdown come un caotico affare interno americano. Sarebbe un grave errore di valutazione. L'impatto sistemico si propaga ben oltre i confini degli Stati Uniti.

Applicando un'analisi basata sulla Scuola della Complessità e delle Reti, vediamo come un blocco in un nodo centrale del sistema globale generi effetti a cascata.

Incertezza economica e finanziaria

I mercati globali detestano l'incertezza. Uno shutdown, soprattutto se prolungato, introduce diversi elementi di instabilità. Senza i dati economici americani, gli investitori globali navigano a vista. Le decisioni delle banche centrali di tutto il mondo, che si basano anche su quei dati, diventano più difficili. Ogni settimana di shutdown erode il PIL americano, e una locomotiva economica che rallenta significa meno domanda per i beni e servizi prodotti in Europa e in Asia. In periodi di incertezza, il capitale tende a spostarsi verso asset considerati sicuri, come l'oro o alcune valute, creando volatilità sui mercati valutari e obbligazionari.

Danno alla credibilità e all'affidabilità

Questo è l'impatto più profondo e duraturo. L'immagine di una superpotenza incapace di finanziare le proprie funzioni basilari è devastante. Gli alleati degli Stati Uniti si interrogano sulla stabilità e l'affidabilità del loro partner strategico. Può un governo che si paralizza da solo essere un garante credibile della sicurezza globale? Per potenze rivali come Cina e Russia, lo shutdown è un potente strumento di propaganda, presentato come la prova della decadenza del modello democratico occidentale, descritto come caotico e disfunzionale. La capacità diplomatica americana ne esce indebolita: come può l'amministrazione negoziare accordi commerciali o trattati internazionali complessi quando la sua stessa sopravvivenza operativa è messa in discussione di mese in mese?

Impatto operativo a catena

Le conseguenze pratiche si estendono globalmente. Le aziende che necessitano di permessi o licenze da agenzie federali americane subiscono ritardi. La cooperazione scientifica internazionale può bloccarsi. I viaggiatori diretti negli USA possono incontrare difficoltà.

Quindi? Per riassumere.

Lo shutdown non è semplicemente un problema americano che occasionalmente disturba i mercati globali. È il sintomo visibile di qualcosa di più profondo: l'erosione della capacità di una superpotenza di prendere decisioni collettive.

E qui sta l'ironia sistemica che dovremmo tutti cogliere: gli Stati Uniti sono stati il principale esportatore di "checks and balances" come modello istituzionale per il mondo. Hanno convinto intere generazioni di costituzionalisti che separare i poteri fosse la chiave per prevenire la tirannia.

Nessuno ha calcolato il costo opposto: cosa succede quando il sistema di controlli reciproci diventa così efficiente che paralizza completamente l'azione? Quando l'antidoto alla tirannia produce immobilismo?

La risposta è sotto i nostri occhi. Un sistema progettato per impedire che qualcuno faccia troppo sta scoprendo che può anche impedire a chiunque di fare qualsiasi cosa.

Il resto del mondo guarda e impara. La domanda non è "quando finirà questo shutdown". È: "quanto a lungo possiamo permetterci di costruire alleanze e sistemi economici attorno a un centro che periodicamente si disconnette da se stesso?"

Non servono risposte immediate. Ma lo schema è chiaro per chi vuole vederlo.