Quando gli "Svizzeri noiosi" fanno scuola di strategia globale

by Rollo


Quando gli "Svizzeri noiosi" fanno scuola di strategia globale

Vivendo tra Svizzera e Regno Unito, seguo da vicino quello che succede nei paesi dove passo gran parte del mio tempo. E devo dire che ancora una volta gli svizzeri hanno dimostrato perché il loro approccio, per quanto sempre preso in giro da tutti, ha sempre una marcia in più.

Quello che è successo in questo caldo agosto scorso è stato straordinario. Trump ha colpito la Svizzera con tariffe del 39%, una punizione che avrebbe mandato in ginocchio qualsiasi altro paese. Parliamo di una delle aliquote più alte al mondo, riservata solitamente a paesi come Myanmar o Siria. Per un'economia basata sulle esportazioni come quella svizzera, era praticamente una sentenza di morte economica.

La risposta che tutti si aspettavano? Proteste, contromosse commerciali, appelli disperati alle regole del WTO. Invece gli svizzeri hanno fatto qualcosa di completamente diverso: hanno cambiato il gioco.

Il reframing più brillante che abbia mai visto

Questa è la parte che mi ha colpito di più. Invece di accettare il frame "siamo in una disputa commerciale con l'America", gli svizzeri hanno trasformato tutta la questione in "siamo il partner strategico indispensabile per la pace mondiale".

In tre settimane sono passati da essere visti come un problema commerciale da risolvere a essere l'unica nazione al mondo capace di mettere Putin e Zelensky nella stessa stanza. È stata una trasformazione narrativa perfetta: da "quelli che ci costano miliardi in deficit commerciale" a "quelli senza cui non riusciamo a fermare una guerra".

Il timing è stato impeccabile. Proprio mentre Trump stava incontrando Putin in Alaska e poi Zelensky alla Casa Bianca, ecco che arriva Cassis con l'offerta di Ginevra come sede neutrale, completa di garanzie legali per l'immunità di Putin. Non una richiesta disperata, ma una proposta che risolveva esattamente il problema che Trump stava cercando di affrontare.

Perché l'approccio svizzero funziona sempre

Qui in Svizzera senti spesso battute sul fatto che sono troppo prudenti, troppo lenti, troppo focalizzati sui dettagli mentre il mondo va avanti. Ma vivendo qui ti accorgi che dietro quella calma apparente c'è un cervello che lavora costantemente.

Quello che hanno fatto con Trump è perfetto esempio di come pensano: non hanno mai cercato di batterlo sul suo terreno, non hanno fatto le vittime, non hanno nemmeno protestato troppo. Hanno studiato cosa voleva veramente il Nobel, la legacy di pacificatore e gli hanno offerto esattamente quello su un piatto d'argento.

È judo geopolitico puro: usare la forza dell'avversario per redirigere l'energia verso un campo dove tu controlli gli asset. Trump voleva una vittoria? Perfetto, ecco la piattaforma per la vittoria più grande possibile. Non è semplicemente poitica, è arte.

La lezione che vale per tutti

Quello che mi affascina è come questa logica si possa applicare ovunque. Quando sei sotto pressione, il primo istinto è reagire sullo stesso terreno dove ti stanno attaccando. Ma spesso è esattamente la cosa sbagliata da fare.

Se ti attaccano sui prezzi, non abbassare i prezzi ma offri valore che rende il prezzo irrilevante. Se ti criticano sulla velocità, non correre di più ma diventa indispensabile per la qualità. Se ti pressano economicamente, diventa strategicamente irrinunciabile.

Gli svizzeri ci ricordano che nell'era dei tweet aggressivi e della "diplomazia muscolare", a volte vince chi pensa più profondo, non chi grida più forte. E sinceramente, vivendo qui, è una lezione che vedo applicata quotidianamente in contesti molto meno drammatici della geopolitica.

Cosa ne pensate? Vi è mai capitato di dovere cambiare completamente il terreno di gioco per trasformare una crisi in opportunità?

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