Quando il silenzio diventa complice

by Rollo


Quando il silenzio diventa complice

Era una di quelle mattine in cui il caffè sa di amaro e le notizie del telegiornale sembrano un loop infinito di prepotenze. Guardo dalla finestra e vedo la solita scena: qualcuno che parcheggia sulle strisce pedonali mentre una signora con il bastone deve fare il giro largo. Lei non dice niente, lui nemmeno si accorge. E io resto lì, con quella sensazione che mi rode dentro da sempre.

Viviamo in un mondo dove l'ingiustizia è diventata routine quotidiana. Non parlo di grandi scandali o crimini che finiscono sui giornali. Parlo di quelle piccole sopraffazioni che accadono sotto i nostri occhi ogni santo giorno e che tutti facciamo finta di non vedere.

Il vicino che alza la musica fino a notte fonda sapendo che nessuno avrà il coraggio di lamentarsi. Il collega che si prende i meriti del tuo lavoro perché tanto "sei troppo timido per protestare". Il commerciante che ti rifila sempre il resto sbagliato contando sulla tua fretta.

La cultura del "lascia correre"

Quello che mi manda in bestia non è solo chi approfitta delle situazioni. È anche chi subisce e poi dice quella frase che mi fa venire l'orticaria: "Ma sì, lascia correre". Come se accettare l'inaccettabile fosse una virtù, una forma di saggezza superiore.

Non è saggezza. È paura travestita da filosofia spicciola. È la resa mascherata da pacifismo. E intanto chi se ne approfitta continua indisturbato, forte della certezza che tanto nessuno dirà mai niente.

Sai qual è il risultato? Un mondo dove le regole diventano optional, dove il rispetto è una parola vuota e dove chi ha meno scrupoli vince sempre. Un mondo dove l'onestà diventa sinonimo di stupidità.

Il coraggio che manca

Ogni volta che chiudiamo un occhio su un'ingiustizia, anche piccola, stiamo votando per il mondo in cui vogliamo vivere. E stiamo votando per quello sbagliato. Anche se magari ci conviene farfe finta di niente perchè quel precedentge in futuro potrebbe tornare utile a nche a noi.

Non sto parlando di fare i giustizieri della domenica o di trasformarsi in rompiscatole seriali. Sto parlando di quella cosa semplice che si chiama dignità. Di dire "no" quando qualcosa non va bene. Di far presente che certi comportamenti non sono accettabili.

Perché se tu non dici niente quando qualcuno ti manca di rispetto, stai insegnando a quella persona che può continuare a farlo. Con te e con altri. Stai contribuendo a creare un precedente pericoloso.

Le regole esistono per tutti

Quello che mi fa più arrabbiare è vedere gente che interpreta le regole come se fossero suggerimenti. Come se ognuno potesse decidere quali seguire e quali ignorare in base alla convenienza del momento.

Le regole esistono per una ragione. Non sono optional e non sono negoziabili. Se non ti piacciono, lavora per cambiarle attraverso i canali giusti. Ma finché esistono, vanno rispettate. Punto.

E se qualcuno pensa di potersene fregare contando sul fatto che tanto nessuno dirà niente, be', si sbaglia di grosso.

Rompere il silenzio

Ogni volta che qualcuno ha il coraggio di dire "questo non va bene", succede qualcosa di magico. Si rompe l'incantesimo. Altri si fanno coraggio. L'aria cambia.

Non è facile, lo so. Richiede energia, coraggio, a volte anche un po' di sana incoscienza. Ma l'alternativa è vivere in un mondo dove l'ingiustizia vince sempre perché nessuno ha il fegato di alzare la voce.

E io, francamente, preferisco la fatica di lottare alla tranquillità di subire.

Perché alla fine della giornata, quando mi guardo allo specchio, voglio poter dire che ho fatto la mia parte. Che non sono stato complice del silenzio. Che ho scelto di stare dalla parte giusta, anche quando era scomodo.

E tu, da che parte stai?