Tutto e subito

Riflessioni sul tempo, il controllo e il nuovo status symbol della calma
Questa mattina, aprendo la buca delle lettere, mi ritrovo tra le mani un foglietto scritto a mano: "Cerco urgentemente appartamento con giardino e tre locali, chiamare ecc. ecc. ecc."
Lo guardo e penso: ma chi è questo genio? Come fai a cercare casa "urgentemente" con criteri così specifici? Tre locali, giardino, urgente. È come dire "mi serve subito una Ferrari gialla, ma deve costare mille euro". E poi perché infilare sti annunci nelle buchette di condomini che, per definizione, non hanno ville con giardino da affittare?
Ma il vero problema non è la logica traballante dell'operazione. È quella parola: "urgentemente". Quando diavolo è successo che tutto è diventato urgente?
L'urgenza è il nuovo black
Basta guardare in giro. Ogni email ha "URGENTE" nell'oggetto. Ogni richiesta di preventivo deve essere "per ieri". Ogni appuntamento è "importantissimo". È come se tutti avessero scoperto questa parola magica che dovrebbe far saltare le code e accelerare i processi.
Il paradosso è che storicamente "urgente" era roba da gente che comandava davvero. Il re che doveva spostare l'esercito, l'industriale che fermava la produzione, il chirurgo che operava d'emergenza. Gente che aveva sia il potere di dire "urgente" sia le risorse per pagare l'urgenza.
Oggi invece è diventato il linguaggio di tutti. Il risultato? Un'inflazione dell'urgenza che l'ha svuotata di significato. Quando tutto è urgente, niente lo è più.
Teatro dell'assurdo
Perché diciamocelo: è teatro puro. Non ci credo che tutti siano così disperatamente indaffarati da non riuscire a pianificare nemmeno una cosa. O che siano così poveri di tempo da non poterne investire dieci minuti nella organizzazione.
Quante volte hai sentito "scusa il ritardo, traffico assurdo" da qualcuno che è partito in ritardo sapendo benissimo che a quell'ora c'è sempre traffico? O "urgentissimo" per cose che stanno lì da settimane sui loro tavoli?
È come se avessimo tutti imparato che dare la colpa alle circostanze esterne ci assolve dalla responsabilità delle nostre scelte. "Non è colpa mia se sono disorganizzato, è colpa del mondo che va troppo veloce."
E poi c'è l'aspetto più grottesco: molta gente ha scambiato l'essere frenetici con l'essere importanti. "Sono sempre di corsa" è diventato un vanto, come dire "guardate quanto sono indispensabile". Ma spesso significa solo che non sanno gestire un cavolo di calendario.
La corsa verso il nulla
Prendi il traffico. Tutti corrono, sorpassano, si incollano al culo di quello davanti come se stessero scappando da un'apocalisse. Ma dove caspio stanno andando?
Da quando ho l'assistenza automatica in auto, quella che praticamente guida al posto tuo nel traffico, mi sono reso conto di una cosa illuminante: l'auto va alla velocità del traffico, punto. Se non va, non va. Tutti i nervosismi, i sorpassi azzardati, le manovre da Formula 1 non servono a niente.
Le ricerche lo confermano: chi si fa il sangue amaro cambiando corsia in continuazione arriva al massimo due minuti prima di chi va tranquillo. Due minuti. In compenso consuma il triplo di energia nervosa e rischia pure l'incidente.
È la metafora perfetta della nostra epoca: tanto movimento, tanto casino, zero risultati. Abbiamo confuso velocità con efficienza, quando spesso è esattamente il contrario.
Il lusso di chi comanda davvero
Sai qual è il vero lusso oggi? Poter dire "ne parliamo settimana prossima" senza che nessuno ti rompa le scatole. Chi può permettersi di non avere tutto urgente dimostra una forma di controllo che chi corre sempre non ha.
Pensa agli imprenditori di successo che conosci, a chi ha autorità vera. Sono spesso i più tranquilli. Non si agitano per ogni piccola urgenza perché sanno distinguere tra quello che è davvero importante e quello che è solo rumore di fondo.
La fretta è diventata il segno di chi in realtà ha poco controllo sulla propria vita. La calma è il segnale di chi ce l'ha davvero.
Il crimine del dolce far niente
"Non fare niente" è diventato quasi illegale nella nostra società . Tutti devono essere sempre "produttivi", sempre con qualcosa da fare, sempre giustificare ogni momento della giornata come se fosse un investimento.
Ma i momenti migliori della vita sono spesso quelli apparentemente "vuoti". Quando stai lì a guardare il soffitto, quando fai una passeggiata senza meta, quando la mente vaga libera. È lì che nascono le idee migliori, che capisci le cose davvero importanti.
Invece no. Siamo tutti presi da questa performance dell'"essere impegnati". Quanta gente si riempie l'agenda di cazzate solo per poter dire "non ho un minuto libero"? Come se la noia fosse un fallimento personale.
Organizzati vs disorganizzati: non confondiamo
Attenzione però. C'è una bella differenza tra scegliere di andare con calma e essere semplicemente un casino ambulante. Una cosa è dire "preferisco fare le cose bene invece che in fretta", un'altra è essere quello che ti fa aspettare due ore perché "non me ne sono accorto".
La prima è padronanza. La seconda è mancanza di rispetto mascherata da filosofia zen.
Se abbiamo appuntamento alle 10, puoi arrivare alle 10:05 rilassato. Ma se arrivi alle 10:30 perché "tanto che fretta c'è", stai semplicemente fregando il tempo agli altri.
Chi è davvero organizzato può permettersi di andare tranquillo proprio perché ha tutto sotto controllo. Chi è un disastro alterna momenti di calma totale (quando non capisce che casino ha fatto) a momenti di panico puro (quando se ne accorge).
Come se ne esce
Prima cosa: sviluppare un radar per le urgenze fasulle. Quando qualcuno ti dice "urgente", chiediti: urgente per chi e perché? Spesso scopri che è urgente solo perché quello si è organizzato male.
Seconda cosa: rivendicare il diritto alla lentezza quando serve. Fare le cose bene richiede tempo. Non è pigrizia, è professionalità . Se uno vuole tutto e subito, che si accontenti della qualità corrispondente.
Terza cosa: non giudicare troppo in fretta. Non tutti quelli che vanno piano sono disorganizzati, così come non tutti quelli che corrono sono efficienti. Ognuno ha i suoi ritmi naturali.
Il nuovo status symbol
Il vero status symbol oggi non è essere sempre di corsa, ma poter scegliere il proprio ritmo. Non rispondere subito a tutto, ma decidere cosa merita attenzione immediata e cosa può aspettare. Non essere sempre occupati, ma avere controllo su come occupi il tuo tempo.
Chi ha davvero controllo della propria vita si può permettere il lusso della lentezza, del silenzio, anche della noia. È una ricchezza molto più vera del correre sempre come un pollo senza testa.
Quel foglietto nella buca delle lettere racconta la storia di una società che ha perso completamente il senso della misura. Dove l'urgenza è diventata una performance invece che una necessità .
Forse è ora di rallentare. Non per pigrizia, ma per ritrovare quella saggezza che sa distinguere tra ciò che conta davvero e tutto il resto del casino.
E la prossima volta che qualcuno ti scrive "urgente", fermati un secondo e chiediti: ma urgente sti cazzi.